“Il cinema riesce con grande sintesi a farci riflettere, ad aprirci gli occhi” così il professor Gianni Canova, ospite e protagonista della prima serata di anteprima del Festival Sacrae Scenae  “L’Emigrazione italiana nel cinema” giovedì sera ha condiviso con il pubblico il ruolo della settima arte nel raccontare il fenomeno dell’emigrazione italiana. Un incontro di approfondimento organizzato in occasione del “2024 – Anno delle Radici Italiane”, iniziativa promossa dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e finanziati dall’Unione Europea NextGenerationEU nell’ambito del Progetto “Il Turismo delle Radici”.

Intensa e partecipata la serata in cui il professor Canova, introdotto dal direttore artistico Roberto Gualdi e dal presidente di Vivi Ardesio Simone Bonetti, ha guidato i presenti nella lettura del fenomeno migratorio attraverso un corto realizzato dagli studenti dell’Università Iulm partendo da alcune grandi pellicole del cinema sul tema. Il professor Canova ha poi introdotto la visione del film “Nuovomondo” di Emanuele Crialese, accompagnando gli spettatori nell’interpretazione del film e del messaggio trasmesso dal regista.

“Il cinema italiano ha raccontato l’emigrazione con grande attenzione, grande partecipazione e grande consapevolezza – ha detto il professore che al pubblico ha raccontato anche in numeri l’esodo di italiani verso altri paesi, in cerca di fortuna e di una nuova vita – i dati sono impressionanti. Il cinema ha raccontato questo fenomeno a volte in toni drammatici, a volte in toni tragici, altre volte anche comici. Il cinema riesce con grande sintesi a mettere il dito nella piaga, ad aprirci gli occhi, a porci delle domande. E credo che in questo periodo porci delle domande su questo tema sia un’urgenza sociale, politica, culturale”.

Al termine della serata la consegna dei doni, un cesto di prodotti tipici Cà del Botto e un ricordo della serata, ma soprattutto un commento sul festival Sacrae Scenae, di cui il professor Canova era già stato ospite nel 2021.

“Fra tanti festival del panorama italiano, spesso molto simili tra loro,  – ha detto il critico cinematografico e rettore dell’Università Iulm  – Sacrae Scenae ha avuto il merito indiscutibile di riuscire in pochi anni a darsi un’identità e una riconoscibilità a livello nazionale, forse anche internazionale, perché ha avuto l’intuizione e il coraggio di affrontare un tema di cui nessuno si occupava, il grande tema delle devozioni popolari. falso il pregiudizio che ormai la modernità ha cancellato l’anelito spirituale e religioso. Anche oggi gli esseri umani hanno bisogno di fare i conti con il Sacro. Questo Festival , legato alla devozione per il Santuario ha questa unicità”.

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